61 Festival dei Popoli. Victor Ridley: Asile (2019) - Popoli for Kids & Teens

Il limbo di Sahil. 16 anni e mezzo, in attesa di sapere se la sua domanda di asilo sarà accolta

di 23/11/2020 ARTE E SPETTACOLO
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“Ci hanno ucciso tre volte, una volta in Afghanistan, una volta in Iraq ed una volta con negativo”.

Così Sahil, 15 anni, commenta il rifiuto all’accoglimento della sua domanda di asilo politico.

Il ragazzo a 13 anni è fuggito via dall’Afghanistan, dove la famiglia era vittima dei Talebani, ha attraversato l’Iraq, dove ha perso il fratello di cui non ha più notizie.

Poi la Turchia, l’Europa ed infine il Belgio dove, ogni anno, arrivano migliaia di minori non accompagnati in cerca di rifugio e di una nuova vita.

Nella nostra ingenuità potremmo pensare che, con una simile storia alle spalle, le braccia della nostra Europa siano naturalmente pronte ad accogliere Sahil ed i suoi amici.

Ma ovviamente non è così.

Dopo esser passato da un centro d’accoglienza all’altro, il giovane ha deciso di provare a vivere in una famiglia che accoglie persone nella sua situazione.

Un tentativo per rivivere le sensazioni di far parte di una famiglia, vedere come viviamo noi ma anche per cercare una parvenza di normalità.

Perché Sahil ed i suoi amici sanno che, al compimento della maggiore età, se non avranno ottenuto lo status di rifugiati, saranno rispediti a casa.

Così per il nostro comincia una vera e propria assurda odissea burocratica.

Deve dimostrare tutto.

Che quell’uomo che gli invia saluti ed affetto tramite skype sia veramente suo padre e sia un poliziotto di frontiera.

Che la sua famiglia sia realmente perseguitata dai Talebani, che il posto da dove viene non sia, come sostengono i giudici, un luogo sicuro.

Deve scavare nei suoi ricordi rimossi facendo riemergere tutti i traumi subiti, sino a quando nella sua testa non cominceranno a farsi sentire delle urla che gli impediranno di dormire sino al punto di dover ricorrere ad un periodo di internamento in un manicomio.

Victor Ridley da vita ad un bellissimo documentario in cui la voglia di vivere e la gioia che solo gli adolescenti possono avere sono contrapposte alla fredda burocrazia belga, fatta di prove, colloqui, giudici ed avvocati.

Non può esserci risposta alla fine di questo viaggio, non ci è dato sapere se Sahil ce la farà a ribaltare il no alla sua domanda, se si aprirà un qualche futuro di speranza per lui.

Asile registra una condizione di passaggio, documenta un momento di attesa e di limbo e ci lascia sospesi.

"Mi chiamo Sahil e il mio cognome è Quraishi. Vengo dall’Afghanistan e ho 16 anni e mezzo. Ora vivo in Belgio con i miei amici”.

EMILIANO BAGLIO


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